Sicilia, tra caldo, incendi e mancanze di luce ed acqua: storia di una giornata di straordinaria follia ignorata dallo Stato

SICILIA - Temperature elevatissime, anche tra i 45 e i 50 gradi, acuite dal forte vento caldo, mancanze ricorrenti di luce ed acqua, incendi, una folta coltre di fumo a rendere l'aria praticamente irrespirabile per le strade, semafori non funzionanti e dunque pericoli per la circolazione degli autoveicoli, case ed attività commerciali interamente o parzialmente distrutte, tanta incredulità, sgomento e preoccupazione. In questo clima rovente e quasi dai contorni apocalittici si è ritrovata ieri tutta la regione Sicilia, alle prese con un'emergenza senza precedenti, almeno negli ultimi 10 anni. Lo stato di emergenza era in realtà già concreto e piuttosto evidente da giorni, visto l'incessante caldo e i disservizi elettrici ed idrici, oltre ai poco piacevoli roghi, ma nella giornata di ieri si è assistito ad una situazione molto molto critica.

Incendi Sicilia

Quest'ultima è stata causata soprattutto dai numerosi incendi divampati (o peggio ancora appiccati) in diverse zone dell'isola: si stima che siano stati ben 710 gli interventi dei vigili del fuoco negli ultimi 3 giorni, ed è probabile che la giornata del 25 luglio sia stata la più impegnativa per i pompieri in azione. Tra le città colpite Palermo, in particolare coi roghi che hanno interessato le colline del capoluogo, la provincia di Enna, per ciò che concerne la riserva naturale di Pergusa, ma anche Ragusa, Caltanissetta e Agrigento e alcune parti della fascia ionica come Santa Teresa di Riva e Letojanni hanno dovuto fare i conti con una quantità importante di incendi.

Una delle situazioni più critiche si è registrata nel catanese, dove, mentre tante famiglie erano alle prese con gli ormai tristemente abituali disservizi idrici ed elettrici, molte zone hanno subito gravi danni a causa delle fiamme: queste hanno avvolto, tra le altre, diverse abitazioni della frazione acese di Santa Maria Ammalati, e non hanno risparmiato nemmeno la zona della Timpa, coinvolgendo anche una parte di Santa Tecla e della Litoranea. Gravi danni ad abitazioni ed esercizi commerciali pure ad Aci Catena, a partire dall'incendio nella zona delle terme di Santa Venera al Pozzo e nella frazione di San Nicolò.

Incendi Sicilia

La lista potrebbe tragicamente continuare, e purtroppo comprenderebbe anche la dolorosa preso d'atto di 3 morti e 4 feriti a causa degli eventi di cui sopra, ma bisogna anche pensare a come continuare a lottare contro questa emergenza, nella speranza che una giornata del genere non si verifichi più. Da qui nasce la domanda: si poteva fare qualcosa di più per prevenire tutto ciò? La risposta è molto probabilmente sì, perché nonostante tutte le misure adottate dalla varie amministrazioni comunali (come l'istituzione dei COC, ovvero Centri Operativi Comunali in sostegno delle persone più in difficoltà a causa del caldo e il ricorso a Power Station e Gruppi Elettrogeni per le criticità elettro-idriche) e anche dalle varie associazioni come la Croce Rossa Italiana, ma la sensazione è che la Regione Siciliana e lo Stato avrebbero potuto intervenire e dare una mano concreta e che invece abbiano quasi ignorato questa giornata di straordinaria follia sull'isola.

A farlo notare, tra gli altri, i sindaci di Acireale Roberto Barbagallo e di Aci Sant'Antonio Quintino Rocca. Il primo cittadino acese, in merito ai fatti di ieri, si è così espresso: "Purtroppo non abbiamo avuto i mezzi necessari per salvare tutto: case, terreni e la nostra timpa andata in fumo! Abbiamo scelto di salvare le vite umane! Bastava avere un elicottero, dico solo uno, per fronteggiare gli incendi nello stato iniziale. Tutto ciò non è avvenuto!!! Ci aspettiamo risposte immediate da parte dello Stato e della Regione Siciliana. Chiediamo lo stato di emergenza e calamità e chiediamo risorse per fronteggiare l’emergenza e restituire la casa a chi l’ha persa! Credo che oggi ci sia un consiglio dei Ministri per definire lo stato di emergenza al Nord in seguito alla grandine, sono sicuro che la nostra situazione sarà valutata con la giusta attenzione".

Il primo cittadino santantonese si è invece concentrato sul poco impatto mediatico che il "Caso Sicilia" ha avuto in Italia rispetto al maltempo verificatosi contemporaneamente al nord: "Non voglio fare vittimismo, ma prendendo fiato due minuti dall'emergenza, che non è ancora finita: abbiamo visto in tutte le angolazioni i chicchi di grandine che hanno devastato Lombardia e Veneto, con tanto di influencer sconvolta dalla quercia secolare squarciata a Monza; mentre l'Apocalisse di questi ultimi due giorni in provincia di Catania è stata bollata come emergenza incendi e alte temperature in Sud Italia. C'è anche un problema di narrazione in Italia che determina l'isolamento a cui siamo stati condannati in questi due giorni, come se interi quartieri senza luce e acqua anche per giorni interi, con gli incendi che aggrediscono i centri abitati, a temperature che in certi casi sfiorano i 50°, sia un problema tutto nostro da risolvere in autonomia".

Casa distrutta da un incendio

La situazione è ancora in divenire e ci saranno sicuramente degli sviluppi si spera il più positivi possibile, ma ciò che è certo è che la giornata di ieri ha lasciato il segno in tanti siciliani, sia in coloro che hanno perso la propria casa, il proprio bar o ristorante o ancora peggio qualcuno di caro, sia in quelli che hanno vissuto solo un grande spavento e una giornata tra sudore e preoccupazione. L'apocalisse in Sicilia non è ancora arrivata, ma i disagi ci sono da giorni (tra questi come se non bastasse anche la parziale chiusura dell'aeroporto di Catania) e bisogna resistere perché tempi migliori (e più freschi) arriveranno: già oggi le temperature sono leggermente calate e la giornata di straordinaria follia di ieri è alle spalle, nella speranza di non doverla più rivivere.

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